Il nostro stile di vita che consuma velocemente mode e gusti, determina ingenti quantità di abiti usati prodotta da noi cittadini che negli ultimi decenni sono cresciute in modo esponenziale. La raccolta con i suoi proventi, genera e sostiene posti di lavoro per un comparto in Italia composto da migliaia di persone. Sono famiglie a cui il ciclo integrato di raccolta rifiuti assicura uno stipendio. E' una componente importante dell'economia che toglie dalla disoccupazione migliaia di padri di famiglia. Non è una cosa da poco.
Se volessimo ad esempio smaltire in un unico posto gli abiti raccolti solo a Roma nell'ultimo anno (circa 8 mila tonnellate) , dovremmo costruire una discarica grande quanto lo Stadio Olimpico. Se poi volessimo disfarci di quelli raccolti anche dagli altri operatori, di mega discariche ne dovremmo costruire molte di più.
Per quanto infatti sia poco consuetudinario come concetto, gli abiti usati di cui il cittadino intende disfarsi o abbia la necessità di disfarsi costituiscono rifiuti e vanno quindi necessariamente trattati secondo la normativa vigente in Italia dei rifiuti. La parrocchie non riescono a distribuire direttamente ai poveri gli abiti che venivano donati, perché la quantità era molto superiore alla domanda. Cosa fare quindi di questa montagna fatta di abiti usati? C'è la necessità che nascano quindi canali di recupero complementari che tramite aziende autorizzate intervengano nei cicli di recupero del rifiuto tessile.
Con questo canale le aziende raccolgono gli abiti usati e gli accessori (scarpe e borse) in cassonetti gialli posti in aree concesse dalle pubbliche amministrazioni attraverso regolari bandi oppure in aree a concessione privata. Poiché, per la legge italiana, quegli abiti sono rifiuti, le aziende li commercializzano ad imprese autorizzate a svolgere il lavoro di selezione, cernita ed igienizzazione. Con i ricavati di questa commercializzazione si genera qualcosa di importantissimo e fondamentale: il lavoro.
Dal 1998 al 2018 le cooperative hanno erogato oltre 3,5 milioni di euro, con i quali sono stati
L’attività ha poi prodotto benefici indiretti. Solo nel 2018 tra Roma e provincia sono state raccolte 11 mila tonnellate di abiti e accessori usati. Il recupero (e non lo smaltimento) di questi rifiuti ha permesso di risparmiare 42 mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica, il consumo di oltre 70 miliardi di metri cubi di acqua, l’utilizzo di 3.500 tonnellate di fertilizzanti e 2.350 tonnellate di pesticidi.
E chi ci assicura che bvenga svolto tutto nelle regole? Che controlli ci sono?
A garanzia dei cittadini e degli enti per i quali svolgono la raccolta, le imprese in regola che effettuano il servizio di raccolta degli indumenti usati si sottopongono volontariamente a controlli di enti terzi. Oltre infatti alle autorizzazioni ambientali per le quali sono richiesti indispensabilmente integrità morale e professionale , vi è il possesso delle certificazioni di qualità ISO 9001 ed ambientale ISO 14001 a tutela del rispetto degli standard ambientali ed a certificazione della limpidezza aziendale vi è certificazione WHITE LIST, riconoscimento contro le infiltrazioni mafiose istituito presso la Prefettura di competenza.
E i destinatari finali di questi abiti?A valle di questa filiera, ci sono le imprese commerciali. Le aziende scelgono di conferire presso impianti di stoccaggio autorizzati con procedura ordinaria, la più vincolante, perché prevede parere favorevole del maggior numero di enti: Asl, Comune, Provincia, Vigili del Fuoco.
Inoltre le aziende chiedono ai propri clienti commerciali la massime garanzie possibili: Durc in corso di validità che attesta l’assolvimento degli obblighi assicurativi e contributivi per i dipendenti; Autocertificazione antimafia; Certificato carichi pendenti, Certificazione camerale a testimoniare la completa estraneità rispetto a possibili illeciti commessi in passato. insomma, chi più ne ha più ne metta. Chi è consapevole di operare nella limpidezza non ha remore ad esibire il proprio pedigree. La Romanambiente si riconosce in questa struttura come azienda rispettosa degli standard descritti e che ha l'impegno e l'onere di contribuire a questo prezioso circolo di raccolta integrata che permette indubbiamente una tutela del nostro ambiente e delle nostre risorse.